23 maggio 2018
Il prosecco è
uno dei vini più amati, ma nei suoi vigneti si fa uso ancora di
troppi fitofarmaci, come dimostrano le analisi del Salvagente: fino a
sette fungicidi nella stessa bottiglia.
Roma 23 maggio 2018 - Il
Salvagente, pubblicazione mensile edita da Matteo Fago e
diretta da Riccardo Quintili, annuncia di aver sottoposto a
test approfonditi uno dei fiori all’occhiello del panorama
enogastronomico italiano: il prosecco.
I risultati e l’inchiesta
saranno pubblicati integralmente sul numero in edicola a giugno.
Quello che ha coinvolto
il prosecco, infatti, è un autentico e sorprendente boom
verticale.
Il prodotto italiano ha
fatto registrare ogni anno un incremento nelle vendite costantemente
in doppia cifra rispetto ai dodici mesi precedenti, superando di gran
lunga la quota di 500 milioni di bottiglie vendute in tutto il
mondo, ed arrivando a proporsi come alternativa credibile e
gettonatissima all’intramontabile mito dello champagne
francese.
Un successo planetario
che ha inevitabilmente generato gelosie e conseguenti giochi di
potere; un’inchiesta del Guardian, quotidiano del
Regno Unito (dove la bevanda nostrana è addirittura riuscita
a superare le vendite in patria), ha cercato di dimostrare come le
bollicine di origine veneta possano avere un effetto negativo sui
denti e il loro smalto.
“Chi sostiene che il
prosecco faccia male ai denti perché è acido, gasato e zuccherato,
sta già descrivendo una qualunque bevanda gassata”, spiega Alberto
Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università
Federico II di Napoli, interpellato dal Salvagente.
Intenzionato a verificare
in maniera indipendente la quantità di componenti e residui
chimici che caratterizzano le bollicine italiane, Il Salvagente
ha deciso di selezionare dodici bottiglie tra le più diffuse
e vendute al grande pubblico nelle corsie dei supermercati.
Agli esperti dei
laboratori incaricati dell’analisi, è stato domandato di rilevare
e misurare in maniera oggettiva la presenza di 352 sostanze
potenzialmente dannose per l’uomo tra quelle appartenenti alle
categorie dei solfiti, erbicidi, fungicidi e diserbanti.
Il risultato
dell’indagine approfondita ha evidenziato come tutte e dodici le
bottiglie presentassero almeno un residuo di pesticida, per
una media totale di sei a testa. Preoccupa il fatto che in una
bottiglia siano state rilevate anche sette sostanze diverse:
“Il fatto di trovare una sostanza potenzialmente interferente
endocrina o cancerogena al di sotto dei limiti massimi, quando è in
associazione con altre molecole, non dà garanzia di sicurezza e
salubrità” ha spiegato al Salvagente il dottor Celestino Panizza,
dell’Associazione medici per l’ambiente,
In nessuno dei prosecchi
messi sotto esame è stata rilevata una percentuale di residui
superiore al limite massimo consentito, ciononostante la tendenza a
ricorrere a sostanze pesticide desta preoccupazione tra gli addetti
ai lavori che operano secondo una filosofia bio.
L’assemblea dei soci
che compongono il Consorzio Prosecco Doc ha votato per la
rimozione di glifosato, folpet e mancozeb solamente nel 2017,
riuscendo a convincere i produttori ed i consorzi ad intraprendere la
strada della riconversione verso un tipo di produzione più
sostenibile ed etica nei confronti della natura. Ma, come
dimostrano le analisi del Salvagente, proprio il folpet,
sospetto cancerogeno per l’uomo, è stato trovato in dodici
bottiglie su dodici esaminate.