Cinquanta sfumature di pericolo

23 gennaio 2019

Con la copertina dal titolo “Cinquanta sfumature di pericolo”, continuano le inchieste del mensile Il Salvagente, la prima pubblicazione interamente dedicata all’informazione e tutela dei diritti dei consumatori.

La rivista, edita da Matteo Fago e diretta da Riccardo Quintili, è in edicola con il nuovo numero di febbraio per indagare sull’effettiva qualità delle tinture per capelli in commercio, alla ricerca di sostanze irritanti o addirittura tossiche.

Cambi di look, nuove sfumature alla propria capigliatura, copertura dei capelli bianchi: sono tre pratiche che stanno molto a cuore agli italiani, che spendono per la colorazione dei propri capelli più denaro di quanto non destinino ogni anno alla visita dei musei nazionali. 

Il volume di affari è di 212 milioni di euro, e riguarda solamente le tinture vendute tra supermercati, profumerie e farmacie; se considerassimo anche i soldi sborsati durante le sedute dai parrucchieri, la cifra aumenterebbe ulteriormente.

Per provare a comprenderne l’enorme successo di mercato occorre sottolineare come l’età dei consumatori che ricorrono alle tinture per capelli continui a diminuire, e ciò rende le aziende estremamente invogliate a produrre nuove nuance, che garantiscano un effetto splendente con durata superiore alla media, senza ricorrere – almeno in teoria – ad additivi chimici che possono risultare dannosi o irritanti.

Sulla sicurezza delle composizioni si sono concentrate per anni le commissioni scientifiche comunitarie che in diversi casi hanno segnalato pubblicamente i rischi per per la salute umana, chiedendo alle aziende produttrici un intervento sulle formulazioni, e qualcosa sembra essersi mosso.

Il test del mese de Il Salvagente è interamente dedicato ad analisi di laboratorio oggettive su 12 tinture per capelli selezionate tra le più vendute, comuni e reperibili nei supermercati, farmacie, negozi specializzati e siti web

Rispetto a lavori analoghi svolti in passato da media indipendenti, le differenze sono sensibili: i prodotti analizzati contengono molta meno concentrazione di ammoniaca e di liberatori di formaldeide, entrambe sostanze che facilitano notevolmente il fissaggio della tinta sui capelli.

Ciononostante, la composizione delle tinture odierne non è così rassicurante come potrebbe sembrare.

Non mancano infatti le sostanze fortemente irritanti, con proprietà allergeniche o che potrebbero generare effetti ancora peggiori se sprigionate da un utilizzo costante.

Rimane ancora troppo frequente l’utilizzo della p- Phenylenediamine (Ppd), un colorante scuro particolarmente irritante che è stato posto sotto la stretta osservazione delle autorità europee ormai da diversi anni, senza tuttavia mai subire un vero e proprio divieto ufficiale di utilizzo; la sostanza è stata rilevata in 4 delle 12 tinture analizzate, sebbene al di sotto del valore limite fissato al 2%.

Non mancano anche il resorcinolo ed il p-amminofenolo, due sostanze rispettivamente sospettate di poter agire nocivamente sul sistema endocrino e di provocare, secondo l’Agenzia dell’Unione Europa, “alterazioni genetiche” in quanto mutagene di categoria 2.

Quella della tintura è dunque una scelta da fare con piena consapevolezza, e il test di laboratorio pubblicato da Il Salvagente all’interno del numero di febbraio ha dimostrato che ci sono possibilità di scelta che coniughino gli ottimi risultati estetici con un altrettanto eccellente giudizio sulla composizione chimica.

Tra i prodotti più qualitativi, spiccano “Terre de Couleur Soin Colorant Bionda”, “Garnier Color Herbalia Biondo Naturale”, “L’Oréal Paris Age Perfect by Excellence – 7.31 Biondo Ambra” e “Aroma Zone Coloration Vegétale Castano Naturale”.

Tra i meno affidabili, “L’Oréal Paris Excellence Crema Triplo Trattamento – 4 Castagno” ed “Herbatint Soin Colorant Permanent – 7D Biondo Dorato”.

 

 

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