18 settembre 2018
La
mangiamo e la beviamo senza accorgercene, con danni
per il nostro organismo tutt’altro che trascurabili.
L’analisi
di laboratorio del mensile Il Salvagente in 18
bottiglie di
cole, aranciate, gassose, tè freddi
mostra una contaminazione al di là delle aspettative.
Roma,
18 settembre 2018 –Il Salvagente, il mensile leader nei Test di
laboratorio contro le truffe ai consumatori, edito da
Matteo Fago e diretto da
Riccardo Quintili,
presenta nel numero in edicola dal 25 settembre la prima ricerca
sulle microplastiche contenute nelle
bevande industriali (cole, the
freddi, aranciate, acque toniche, gassose).
Queste
piccole particelle, di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, sono
invisibili
a occhio nudo ma tutt’altro che innocue: proprio le dimensioni
microscopiche ne fanno un vettore privilegiato per sostanze
tossiche come interferenti
endocrini, molecole
cancerogene e batteri.
Un
numero crescente di ricerche svolte negli ultimi anni, ne ha
segnalato la presenza pressoché in ogni prodotto o alimento. Dai
frutti di mare
al sale marino
ai pesci,
dal miele alle
acque potabili
sono tante le possibilità di portarle nel piatto o nel bicchiere.
Ora,
per la prima volta al mondo, il Salvagente ha passato al setaccio la
categoria dei cosiddetti soft
drink inviando in analisi
nei laboratori del Gruppo
Maurizi 18 campioni,
selezionati tra i più venduti sugli scaffali dei supermercati di
tutta Italia.
Seven
Up, Pepsi, San Benedetto, Schweppes, Beltè, Coca-Cola, Fanta, Sprite
sono solo alcuni dei marchi finiti sotto la lente d’ingrandimento e
che – con una certa sorpresa – hanno tutti fornito un responso
univoco: la presenza di microplastiche
non ha risparmiato alcun prodotto, tutte e 18 le bottiglie sono
risultate contaminate, con valori che vanno da un minimo di 0,89
mpp/l (microparticelle per litro) ad un massimo di 18,89 mpp/l.
“Nel
corso delle analisi che abbiamo effettuato per valutare la possibile
presenza di microplastiche nei liquidi – spiega Daniela
Maurizi, A.D. Gruppo Maurizi: “Abbiamo
realizzato accurate prove di fondo e di bianco per verificare
eventuali contaminazioni anche da parte dell’aria circostante. Tali
prove garantiscono risultati
affidabili secondo i
protocolli vigenti per le attività di analisi di questo tipo. I dati
rilevati nel nostro laboratorio confermano il preoccupante legame tra
inquinamento ambientale e catena alimentare”.
Quello
che ne emerge è dunque un fenomeno
preoccupante e non monitorato,
e le cui analisi svolte al riguardo dai ricercatori di tutto il mondo
sono talmente recenti che il rischio stesso è ancora quasi del tutto
sconosciuto.
Ha
spiegato Riccardo
Quintili, direttore del Salvagente:
“Se sulla provenienza delle microplastiche, un ruolo fondamentale
lo hanno avuto e lo hanno i cosmetici che le inseriscono di proposito
(magari, ma non solo, per assicurare l’effetto scrub), oggi la
catena di questa contaminazione appare molto più lunga e
complessa. Come appare sempre più probabile la catena degli effetti,
almeno a giudicare dai primi studi che abbiamo consultato e che
raccontiamo nella lunga inchiesta di copertina del numero”.
La
sola certezza è l’emergenza che ci coinvolge tutti, e che rischia
di innescare un effetto
boomerang devastante per noi e
il pianeta che ci ospita.
“Ogni
anno centinaia di migliaia di tonnellate di plastica invadono il
Mediterraneo” afferma Gaetano
Benedetto, Direttore Generale WWF Italia.
“La plastica – prosegue - è
un nemico invasivo e spietato e difficile da sconfiggere e che,
ormai, è entrato anche nella catena alimentare. Le plastiche del
Mediterraneo trasportano tra le più alte concentrazioni di organismi
diversi mai registrate capaci di avere forti impatti sugli habitat
marini con cui entrano in
contatto. Serve un’azione decisa e immediata per evitare che il
Mediterraneo soffochi nella plastica. Per questa ragione nella nostra
petizione (che si può firmare
su change.org/plasticfree)
chiediamo che gli Stati europei vietino
da subito 10 prodotti di
plastica usa e getta; che venga introdotta una
cauzione sui prodotti in
plastica usa e getta; che siano messe fuori
produzione in Italia le
microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti)
entro il 2025, confermando il
divieto delle microplastiche nei cosmetici dal
primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018; che sia
finanziato non solo il censimento degli attrezzi da pesca “fantasma”,
cioè dispersi in mare ma anche il loro recupero e il corretto
smaltimento”.