23 ottobre 2018
I
consumatori hanno vinto una prima, significativa, battaglia
del grano.
Se la guerra per avere una materia prima davvero “pulita” è
ancora lunga, le nuove analisi
del Salvagente
su 23 campioni di
pasta (da
De Cecco
a Barilla,
da Garofalo
a La Molisana, da Alce Nero a Rummo,
da Divella a Granoro fino a Voiello
e altri ancora), pubblicate nel nuovo
numero in edicola da martedì 23
ottobre, testimoniano però un cambio di passo: i pastai
italiani non hanno retto la pressione dei consumatori e hanno
cambiato
rotta alle navi che importano il grano
duro coltivato in altri paesi.
Roma
23 ottobre 2018 - Sotto la spinta di un’opinione pubblica che da
anni anche grazie ai test del Salvagente chiedeva una materia prima
senza glifosato e Don, la cosiddetta vomitossina,
il mercato si è dovuto adeguare. La bassa contaminazione da
glifosato e l’assenza di alcune micotossine rispetto alle indagini
analitiche svolte dal nostro giornale in anni recenti, raccontano di
un frumento diverso, “coltivato in aree meno umide e per questo più
solarizzato”, spiega al mensile leader nei Test di laboratorio
contro le truffe ai consumatori il professor Alberto
Ritieni, grande esperto dei micotossine. La presenza contenuta di
glifosato, poi, segnala l’impiego di un grano meno trattato di
quello del Nord America che è “essiccato”
chimicamente con il noto erbicida della Monsanto, ritenuto
“probabile cancerogeno” dalla Iarc.
Addio
al grano canadese
In
altre parole i nuovi risultati delle analisi del Salvagente
confermano che la materia prima è oggi diversa da quel
grano, canadese e statunitense, spesso troppo contaminato dal
Don e con residui di glifosato davvero preoccupanti. “L’industria
italiana ha dovuto cambiare le rotte dell’approvvigionamento perché
i consumatori hanno chiesto di cambiare la pasta”, spiega Rolando
Manfredini, responsabile Sicurezza alimentare della Coldiretti.
E
la conferma arriva direttamente dai dati Istat sulle
importazioni cerealicole: in meno di due anni, dal 2016 ad oggi,
il grano canadese si è letteralmente azzerato passando da oltre
un miliardo di chili ad appena 43 milioni nel primo semestre
2018. Nello stesso periodo il “duro” statunitense è sceso di
quasi il 60% mentre parallelamente il grano francese ha
per due anni di seguito raddoppiato i quantitativi, passando da
quinto ai primissimi posti tra i fornitori di frumento
dell’Italia.
Non
abbassiamo la guardia
La
provenienza, come abbiamo più volte rimarcato, da sola non
garantisce qualità. Tuttavia aver ridotto l’uso di un grano
come quello nord americano mette al riparo da alcuni rischi,
come quello del glifosato che in questi paesi è autorizzato
anche in fase di pre-raccolta per favorire la maturazione dei
chicchi: si usa la chimica perché la natura - il sole - è meno
clemente. Ognuno tragga le sue considerazioni.
I dati del mensile
dei consumatori invitano a un cauto ottimismo. Trovare
campioni con anche 4 o 5 residui di pesticidi, con il
rischio dell’effetto combinato sulla nostra salute, così come
l’insorgenza di micotossine diverse da quelle a cui eravamo
abituati suggeriscono che è ancora presto per cantar vittoria. E
invitano a non abbassare la guardia.
Oltre all'analisi su pesticidi e micotossine, i
laboratori incaricati dal Salvagente hanno valutato anche il
contenuto di proteine e, attraverso le prove di cottura,
quelle che non deludono nel piatto.