23 agosto 2018
Con la
copertina dal titolo “Sapore di mare”,
continuano le inchieste del mensile Il
Salvagente, la prima pubblicazione
interamente dedicata alla tutela dei diritti
dei consumatori.
Roma,
23 agosto 2018 – La rivista edita da
Matteo Fago e diretta da
Riccardo Quintili,
in edicola con il nuovo numero dal
28 agosto,
pone l’attenzione su uno degli alimenti più amati – tra case e
ristoranti – durante i mesi estivi.
Gustose
e consumate abbondantemente, le cozze
sono tuttavia tra i piatti storicamente più a rischio di accumulare
ed assorbire batteri,
contaminanti e biotossine
marine, al punto di essere
ritenute al pari di vere e proprio “sentinelle del mare”.
La
loro abilità nel filtrare
l’acqua, nutrendosi dunque
dei relativi microrganismi presenti, gli consente così di rivelarne
al contempo la qualità generale ed i relativi inquinanti
che la intossicano.
Tra
i due casi più celebri ed eclatanti, nei quali le cozze svolsero un
ruolo da assolute protagoniste, impossibile non citare l’epidemia
di colera a Napoli
del 1973
e lo sforamento dei limiti consentiti di diossina nell’acqua
rilevato in quel di Taranto,
nel 2011,
che inaugurò il grande dibattito nazionale circa l’acciaieria Ilva
ed il relativo impatto ambientale causato dagli scarichi del
capoluogo pugliese.
Ma
attenzione a credere che il rischio intrinseco e potenziale del
consumo delle cozze riguardi solamente le emergenze
sanitarie del passato.
La
legislazione in materia stabilisce infatti come il prodotto debba
essere “vivo e vitale” al
momento stesso dell’acquisto, e questa norma specifica ne aumenta
sensibilmente il pericolo di eventuali contaminazioni batteriche,
come testimoniano le periodiche
epidemie estive di epatiti e
dissenterie croniche causate dalla presenza di batteri
fecali.
Poiché
il consumo di mitili è strettamente legato alla bella
stagione, complice l’enorme
migrazione di persone verso località e villeggiature marittime, è
bene domandarsi quale sia l’effettiva qualità di ciò che finisce
in tavola.
Per
rispondere a questa domanda Il
Salvagente ha analizzato in
laboratorio 8 tipologie
di cozze, comunemente reperibili in altrettanti supermercati
nazionali, alla ricerca di inquinanti e agenti batterici come
salmonella,
listeria,
metalli pesanti
e diossine/pcb.
I
risultati emersi dalle indagini approfondite sono stati
sorprendentemente rassicuranti,
così come la qualità media
delle retine di cozze messe sotto la lente d’ingrandimento è
apparsa estremamente alta.
Vincenzo
Cagnazzo, responsabile del
laboratorio Re.Chem.An
al quale Il Salvagente
ha commissionato le analisi su diossina
e pcb,
conferma come “la presenza di valori bassi e molto simili tra loro
testimoniano un profilo elevato
di sicurezza alimentare non
affatto scontato, visto che parliamo di cozze molto esposte
all’inquinamento ambientale”.
Anche
i controlli riguardanti igiene e batteri hanno dato i medesimi
responsi confortanti,
in particolare nei confronti di salmonella
ed escherichia coli;
i due patogeni, laddove rilevati, hanno presentato un dato che è
dieci volte inferiore al limite di legge.
Un
consiglio importante per la scelta e la conservazione delle cozze,
come ricorda l’esperta di sicurezza alimentare Daniela
Maurizi, è acquistare
solamente “retine chiuse
e con il bollino previsto, conservate in modo adeguato in un range di
temperatura compreso tra 3 e 6°C, necessario per mantenere il
prodotto vivo, e una volta a casa riposte in frigorifero e mangiate,
rigorosamente cotte, entro 12 o al massimo 24 ore”.