15 novembre 2018
Un esiguo numero di
persone saprebbe spiegare esattamente cosa fanno gli esperti di
pubbliche relazioni. Nel caso in cui il tuo mestiere fosse il
poliziotto, l’operaio o il mandriano, chiunque saprebbe definire le
tue mansioni, ma se sei un PR la faccenda diventa più ostica.
A scanso di equivoci e
per facilitarci la via, possiamo dire in maniera iper semplificata
che un PR è un ufficio stampa.
Detto ciò, costantemente mi ritrovo
a chiarire che noi non compriamo annunci pubblicitari, non
commissioniamo ai giornalisti articoli per i nostri clienti, non
produciamo motivetti per le radio e non elargiamo campioncini
gratuiti nel centro commerciale. Certo, ci spendiamo per promuovere i
clienti, i prodotti nonché noi stessi ma, a differenza dei
pubblicitari, convinciamo i media avvalendoci di metodi non a
pagamento. Che si tratti dei media tradizionali o dei social,
raggiungiamo il nostro pubblico attraverso fonti attendibili e non
pagate.
Per aiutare a
comprendere meglio le pubbliche relazioni o per tutti i PR, che si
trovano in difficoltà come me, a spiegare il proprio lavoro ai nonni
e agli amici, ecco qui le Cinque Cose che Tutti Dovrebbero Sapere
sulle Pubbliche Relazioni.
1. Cosa sono le
pubbliche relazioni?
Le
pubbliche relazioni hanno molto a che vedere con l’arte della
persuasione. Attraverso di esse, si convince un target o un pubblico
al di fuori della propria solita sfera di influenza, per promuovere
un’idea, acquistare un prodotto, sostenere la propria posizione o
riconoscere un traguardo. Le pubbliche relazioni sono un processo di
comunicazione strategica in grado di costruire relazioni
reciprocamente vantaggiose fra un’organizzazione e i media.
I
PR sono dei narratori. Un PR può essere utilizzato per proteggere,
migliorare o costruire una buona reputazione attraverso i media o i
social media. Un buon PR professionista analizzerà l'organizzazione
aziendale, troverà i messaggi positivi e li tradurrà in storie
positive. Quando le notizie non sono buone, i PR possono elaborare la
replica migliore per attutire il danno.
Un PR,
ha il compito infatti, di generare pubblicità positiva per il
cliente e migliorarne la reputazione.
I
nostri strumenti includono:
• Copywriting
e diffusione di comunicati stampa
• Copywriting di speech
•
Copywriting di pitch (ovvero le “lettere di presentazione”, meno
formali dei comunicati stampa) • Creazione e realizzazione di
eventi speciali progettati per affinare le relazioni con i media
•
Conduzione di ricerche di mercato sull'impresa e sulla mission
aziendale
• Espansione dei contatti aziendali tramite rete di
contatti personale e attività di sponsorizzazione agli eventi
•
Copywriting di blog • Social copywriting e replica online ai
pareri negativi
2. In che modo le
pubbliche relazioni differiscono dalla pubblicità?
Trattasi di non
pagato contro pagato. Guadagnato contro acquistato. Credibile contro
scettico. Le pubbliche relazioni sanno di buono, la pubblicità è
meno appagante.
C'è
un vecchio detto: “Advertising is what you pay for, PR is what you
pray for".
Ovviamente
non si prega nessuno. Ma dietro alle PR c’è un reale lavoro di
convincimento.
L’agente
pubblicitario rappresenta i media a pagamento, i PR si guadagnano sul
campo la stima e la credibilità dei media su ciò che rappresentano,
sia esso un prodotto, un brand, un personaggio o un evento.
Ecco
un buon grafico riassuntivo:
Pubblicità
|
PR
|
Media
pagati
|
Media
guadagnati
|
Genera
esposizione mediatica
|
Generano
fiducia
|
Inserimento
garantito
|
Nessuna
garanzia, occorre convincere i media
|
Completo
controllo creativo
|
I
media controllano la versione finale
|
Gli
annunci sono per lo più visivi
|
I
PR utilizzano il linguaggio
|
Più
dispendiosa
|
Meno
dispendiose
|
Messaggio
pubblicitario: "Comprate questo prodotto"
|
Messaggio
da fonte attendibile: "Funziona", "E' qualcosa di
importante"
|
Un'altra notevole differenza è il prezzo. Le società di PR
addebitano costi mensili per un percorso strategico costante e
progressivo o possono essere assunte per progetti specifici e
circoscritti. L’agenzia pubblicitaria è in generale molto più
costosa.
Un mio ex cliente aveva acquistato lo spazio pubblicitario
sull’Ottavino del Corriere della Sera cartaceo, che gli era costato
60.000 euro. Si era aspettato un ROI elevatissimo e che il pezzo
divenisse virale fra i diversi media. Ebbene aveva ottenuto di tutto
questo: zero. Al contrario, l’esser citato su altre testate
cartacee e online ed essere apparso in svariate interviste
radiofoniche e televisive come ospite, si erano tradotte in un’enorme
affluenza di pubblico, chiamate da nuovi e attuali clienti e
soprattutto in una solida credibilità.
3. Cosa sono le
notizie?
Prima
di assumere una società di PR o avviare la propria campagna, è
importante comprendere la natura delle notizie. Esistono solo due
modi per fare notizia: 1) Creare una storia o 2) Seguire una storia.
Questo
è di vitale importanza per coloro che vogliono capire, realizzare e
sfruttare il potere delle relazioni pubbliche. Prima di rispondere al
vostro cliente o al vostro capo che vi ordina "Fammi arrivare
sulla prima pagina del New York Times!", sappiate che far
pubblicare una redazionale su un giornale perché siete voi a volerlo
o perché è il vostro capo che lo richiede, non conta granchè.
Ricordate, i giornalisti e i blogger o altra gente influente non sono
degli stenografi. Chiederanno: "Che cosa c'è lì dentro per me
e il mio pubblico?" In altre parole, fingete di essere dalla
parte sbagliata. Rispondete a questo: Qual è la storia? Perché
dovrebbe interessarmi? Perché dovrebbe interessarmi ADESSO?
Ecco
altri criteri da considerare: è nuovo? È inusuale? C'è un lato di
interesse umano? Ecco i due modi per fare notizia.
Crea
una storia. Questa è la forma più comune di pubbliche
relazioni. Comprende lo storytelling (l'arte del raccontare storie
impiegata come strategia di comunicazione persuasiva) e, il più
delle volte, le aziende che cercano di fare la notizia vogliono
promuovere qualcosa di fresco: una nuova auto, una nuova
applicazione, un nuovo mercato, un nuovo amministratore delegato, un
nuovo piano industriale, una fusione, la vittoria di un premio, cose
di questo genere.
Segui una storia. Questo avviene quando si commenta una
notizia o una storia già in corso. Potrebbe essere una caduta nel
mercato azionario; uno scandalo politico; gli effetti delle siccità
sull’economia o una bufera di neve. Per le notizie dell’ultima
ora, i giornalisti spesso hanno bisogno di un esperto in modo da
commentarle in tempo reale tramite interviste telefoniche,
videoconferenze, interviste video in diretta, Tweet, email. I
giornalisti spesso contattano la loro consueta lista di esperti che
conoscono e di cui si fidano. Questi interventi, in particolare
quelli caratterizzati da una certa rapidità di pensiero creano nuove
considerevoli connessioni e l’attenzione dei media.
4. I social media possono rimpiazzare i media tradizionali?
No.
C'è una crescente percezione secondo la quale i post dei blog o i
Tweet, se visti da un numero sufficiente di persone, valgono alla
stregua di una citazione su una testata. Non lasciatevi ingannare
dalla promozione. I social media possono accrescere gli sforzi dei PR
e servire da amplificatore ma non bastano per fare PR.
A differenza delle pubbliche relazioni tradizionali, le Digital PR si
avvalgono di strumenti quali SEO (acronimo di Search Engine
Optimization, ovvero l’ottimizzazione per i motori di
ricerca, l’insieme di strategie e pratiche volte ad aumentare
la visibilità di un sito internet), social media, i siti web, i
blog, la copertura mediatica online e gli influencer. Certamente la
reputazione in rete dei social media e i contenuti generati dal
consumatore possono avere un rapido effetto sulla vostra reputazione,
sia positivo che negativo. Ma non è sufficiente.
Nelle PR tradizionali, è indispensabile
metterci la faccia. Esserci in prima persona consente di creare le
relazioni di cui parlavamo prima, di guardare e farsi guardare,
guadagnando fiducia e interesse. Con la consapevolezza di essere
osservati. È fondamentale esprimersi con cura e rispetto, senza
perdere di vista i propri obiettivi: un post su Facebook non è un
comunicato stampa, un tweet non vale come un articolo in termini di
valorizzazione. I social sono un’estensione fondamentale del lavoro
del PR, vanno conosciuti e usati in prima persona, ma considerati pur
sempre come uno strumento e non di più.
(PS: Un suggerimento per uno strillo o un titolo di un articolo:
immaginatelo come se fosse un tweet!)
5. Si possono misurare le PR?
Probabilmente.
Ma non è una scienza esatta. Ci sono molte persone e aziende che
hanno creato numerosi modelli, fogli di calcolo e stime. E sia
chiaro. Sono tutte stime. Alcune sono molto meglio di altre.
Per esempio, molti professionisti credono ciecamente nei Principi
di Barcellona. Si tratta di sette orientamenti volontari stabiliti da
professionisti del settore per misurare il valore delle campagne di
PR.
I sette principi sono stati istituiti nel 2010 nel capoluogo
catalano, durante l’AMEC International Summit. E sono considerati i
primi standard globali di effettiva misurazione delle relazioni
pubbliche.
Misurare e giudicare nonché calcolare i sette principi può
risultare complicato, richiedere tempo e costi, e questo può
comportare l'assunzione di un'azienda esterna, ma è uno sforzo
nobile e vale la pena di approfondirne lo studio. I principi sono
stati recentemente aggiornati nel 2015.
I punti chiave dei Principi di Barcellona aggiornati sono:
Ampliare il raggio di azione per andare oltre la misurazione
PR, cambiando il linguaggio per chiarire che i
Principi di Barcellona sono rilevanti e applicabili a
organizzazioni, governi, aziende e brand di tutto il mondo
Rafforzare l’importanza dell’integrazione, riconoscendo
la rilevanza della comunicazione integrata e, quindi, di una
“misurazione integrata” in modo trasversale tra geografie,
metodi (quantitativo e qualitativo) e canali (inclusi i “Paid,
Earned, Owned e Shared media”)
Distinguere tra misurazione e valutazione, separando
il ruolo della misurazione dal ruolo della valutazione come processo
concreto di uso dei dati per giudicare sul valore e sull’efficacia
Includere un nuovo focus qualitativo, riconoscendo
il ruolo importante che le informazioni qualitative svolgono nella
misurazione e nella valutazione, aggiungendo informazioni utili ai
professionisti per capire “il perché” dietro ai risultati
quantitativi
Ricordare ai professionisti la necessità di
rendere misurazione e valutazione trasparenti, coerenti e valide, in
grado di dare più suggerimenti sugli approcci e sulle metodologie
adottate.
Quasi certamente, i principi di Barcellona, o qualsiasi
altra cosa che favorisca la comprensione e il valore dell'industria
PR, sono una buona cosa. Senza impegni come questi, nessuno saprebbe
cosa facciamo.