18 agosto 2022
Partito dall’account della fotografa Tati Bruening (@illumitati), lo slogan “Make Instagram Instagram again” ha sfruttato i meccanismi della viralità contro il suo stesso creatore diventando in poche ore un vero e proprio manifesto internazionale.
Instagram troppo simile a TikTok, la protesta delle influencer
Sottoscritto da oltre 300mila persone incluse due delle influencer più seguite al mondo, Kim Kardashian e Chiara Ferragni, il suo contenuto è un moto di protesta nei confronti di Instagram, un tempo social network dedicato alle fotografie e oggi sempre più simile a TikTok.
L’introduzione di stories e reels, infatti, ha suscitato un malcontento progressivo da parte di sempre più utenti che chiedono a suon di petizioni un ritorno alle origini: un feed fatto solamente di fotografie scattate e pubblicate dagli amici, senza l’intromissione di contenuti pubblicati da account sconosciuti.
L’esperto e imprenditore digitale Mik Cosentino, presente sia su Instagram con 113mila follower e su TikTok con un seguito altrettanto ampio, spiega che “le ragioni della protesta sono fondate.
Instagram troppo simile a TikTok, la trasformazione riguarda la routine e l'appiattimento delle foto
Instagram nasce anni fa come piattaforma dedicata alle foto e a chiunque le utilizzasse come strumento di promozione o di semplice intrattenimento.
Il mercato delle app, tuttavia, si evolve adattandosi ai mutamenti di comportamento nelle persone e, più in generale, delle società.
La soglia dell’attenzione degli utenti è sempre minore, e a ciò contribuisce in modo attivo l’enorme offerta presente sul mercato dell’entertainment.
Più l’attenzione è scemata e la fotografia ha vissuto una sorta di appiattimento, più l’idea di creare una piattaforma con soli video e a tutto schermo come TikTok si è rivelata vincente”.
È giusto che Instagram si sia gradualmente uniformato al colosso cinese, introducendo una struttura basata sempre più su contenuti video?
Secondo l’esperto, la risposta è sì.
Per Mik Consentino, imprenditore digitale "i video sono più comunicativi e impattanti delle foto", quindi le stories e i reel vanno bene
“I video sono maggiormente comunicativi – prosegue Cosentino – e partendo dal presupposto che le persone amano seguire altre persone, è più facile far percepire la propria autenticità attraverso questa modalità piuttosto che per mezzo della staticità delle immagini.
Una piattaforma ormai storica come Instagram deve certamente prestare attenzione alle esigenze dei propri utenti, ma anche tenere conto dei cambiamenti nell’environment in cui opera.
E, nell’ambiente delle app, è sempre più forte la tendenza a prediligere i video alle foto.
Inoltre non è la prima volta che questo social network si ispira a competitors per implementare il proprio servizio; accadde lo stesso durante il boom di Snapchat che portò poi all’introduzione delle stories e dei filtri, il primo vero passo della piattaforma verso una multimedialità più incentrata sui video”.
Instagram per il business: centrare il target con contenuti autentici
Con oltre 2 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo (oltre 26 milioni solo in Italia) e più di 100 milioni di foto caricate ogni giorno, Instagram è passato negli anni dalle dinamiche dell’intrattenimento all’essere un vero e proprio ecosistema dedicato al business.
“Dal punto di vista di creators, imprenditori e professionisti che si vogliono promuovere, i social network offrono straordinarie possibilità e i video sono molto più adattabili a questo tipo di esigenza.
Oggi le persone sono maggiormente attratte da contenuti meno manipolabili e percepiti come più autentici, e la scelta di Instagram di integrare video random potenzialmente in target con l’interesse dell’utente rientra perfettamente all’interno di questa dinamica.
Da un punto di vista imprenditoriale, questa è senza dubbio la scelta giusta.
Molti dei clienti di InformarketingX, la mia impresa digitale, ci confermano di ottenere molti più risultati ora che la piattaforma si è trasformata in questo senso diventando meno photo-oriented.
La ragione di fondo – conclude Mik Cosentino – è proprio questa: i video sono più diretti, arrivano al cuore delle persone e coinvolgono la maggior parte dei sensi dell’essere umano, dall’udito alla vista fino alla sensazione cinestesica.
Questa interazione più diretta, insomma, riesce a colmare il gap di attenzione che le persone sperimentano ogni giorno di più”.