14 febbraio 2019
“Pillon l’inquisitore”: è questo il titolo di copertina del nuovo numero della rivista Left, settimanale edito da Matteo Fago e diretto da Simona Maggiorelli, in tutte le edicole dal 15 al 21 febbraio.
Dalla data della sua presentazione ad oggi, il contestatissimo ddl Pillon è stato al centro di un dibattito mediatico estremamente feroce.
La maggioranza dei punti previsti dal disegno di legge, avanzato dall’omonimo senatore leghista autore della legge, compromettono direttamente i diritti delle donne faticosamente conquistati con lotte sociali nel corso degli ultimi decenni.
Tra i più controversi risalta senza dubbio la spinosa questione dell’affido condiviso, che impone al minore un’astratta bigenitorialità perfetta costringendolo ad una divisione matematica del tempo di permanenza presso entrambi i genitori, senza più tenere in considerazione primaria gli affetti, le esigenze e le volontà specifiche del bambino, a cui sarà imposta la frequentazione del genitore maltrattante fino al raggiungimento della sentenza in tribunale.
E ancora l’idea di abolire l’assegno di mantenimento, l’obbligo di ricorrere alla mediazione familiare interagendo con il coniuge violento e, ultime ma non per importanza, le sanzioni previste in caso la denuncia del partner non porti ad una condanna penale.
Anche uscire da situazioni di violenza domestica risulterà sempre più complesso, in quanto il maltrattamento verrà riconosciuto come tale soltanto se attuato su base quotidiana, con costanza e in maniera sistematica.
Il ddl Pillon ha immediatamente sollevato le proteste di avvocati, giudici minorili, psicologi, centri antiviolenza, associazioni femministe, ma non solo: di recente è finito anche nel mirino dell’Onu, che ha puntato il dito sulla mancata tutela delle donne e dei bambini vittime di violenza e sulla “grave regressione che alimenterebbe la diseguaglianza di genere”.
Secondo numeri esperti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, le misure introdotte dalla legge risulterebbero contrarie alle norme internazionali sulla tutela dei minori stabilite dalla Convenzione di New York del 1989 e avverse ai principi basilari relativi al contrasto alla violenza sulle donne sanciti dalla Convenzione di Istanbul nel 2011.
Ma non è tutto: al centro del progetto di Pillon e Fontana, il ministro della Famiglia, c’è anche l’impegno per il progetto “aborti zero”, che mira ad azzerare il ricorso alle interruzioni di gravidanza attraverso aiuti economici alle donne.
L’obiettivo finale è la modifica sostanziale della legge 194, limitando l’accesso agli aborti e facendo sempre più leva sulle obiezioni di coscienza, già ampiamente attuate in molte aree d’Italia e non solo.
Ci sono gruppi con potere crescente e solidi legami internazionali, come Agenda Europa, la cui missione è “ripristinare l’ordine morale naturale” per mezzo della cancellazione delle leggi a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi, primi fra tutti aborto, contraccezione e fecondazione assistita.
Ci hanno già provato in Spagna e in Polonia, tentando di cambiare le leggi nazionali sull’aborto, e con l’iniziativa “One of us”, che proponeva “il blocco dei finanziamenti europei a progetti che implicassero la distruzione di embrioni umani, inclusa la ricerca sulle cellule staminali”.
Al progetto collaborano attivamente gruppi ultraconservatori radicati in tutto il continente, spesso finanziati dalle lobbies religiose e che stanno ispirando anche i gruppi “no choice” del nostro Paese.
Per arginare la deriva, il movimento internazionale “Non una di meno” ha indetto per l’8 marzo uno sciopero femminista che toccherà tutte le principali città d’Italia attraverso manifestazioni ed iniziative simboliche, finalizzate alla difesa di quei diritti che le istituzioni sembrano propense a sottrarre.
Da domani in edicola.